“ Cosa manca all’Italia per avere un Bellingham? Noi abbiamo questi giocatori, ce ne sono almeno 4-5 per qualità e per livello. Senza fare nomi. Ce ne abbiamo di Bellingham, loro hanno un approccio diverso, li fanno giocare”.
No, non sono dichiarazioni di un mio amico davanti a una birra al pub, sono le parole di Roberto Mancini, CT della Nazionale Italiana di calcio.
Andiamo a fondo alla questione.
Come prima cosa smettiamola una volta per tutte con questa retorica che in Italia manchi il coraggio di far giocare i giovani. Dati CIES evidenziano che, per quanto riguarda la presenza di U21 nelle rose delle big-5, al 13/12/22, la Serie A, con 27 giocatori, non è affatto il fanalino di coda, ruolo che spetta alla Premier League (20). Davanti a noi La Liga con un solo giocatore in più (28), Bundesliga (31) e poi, la lontana Ligue 1 con 49.
Inoltre, guardando agli U23 delle big-5 che, alla sosta per i Mondiali, avevano giocato almeno 120’ la Serie A, con 115 giocatori, era seconda, dietro soltanto alla Ligue 1 con 134. La particolarità del nostro campionato è che la bilancia pende a favore degli stranieri e questa non è una novità, ma una tendenza radicata da tempo.
In Italia i giovani giocano, ma sono perlopiù stranieri. Le dichiarazioni di Mancini fanno soltanto male al nostro calcio.
Si continua a puntare il dito verso gli allenatori di Serie A incolpati di non essere in grado di vedere il grande talento dei giovani “campioncini” italiani. Ma è credibile questo discorso? Conoscete voi qualche allenatore che si dà la zappa sui piedi da solo remando contro sé stesso? La verità è che non c’è nessun complotto contro i giovani italiani ma è la qualità ad essere bassa. Dove sono i nuovi Totti, Baggio e Maldini? Davvero qualcuno pensa che se ci fossero non giocherebbero?
Apriamo gli occhi, non facciamoci raccontare storie, da noi non c’è nessun Bellingham! E se ci fosse, proprio come il campioncino inglese, potrebbe andare a 17 anni, per 3 milioni a stagione + 28 al club, a mostrare il proprio talento in Bundesliga dopo aver giocato da protagonista in Championship, la Serie B inglese. Ah ricordo che lo scorso anno il minutaggio degli italiani nella nostra serie cadetta era il 71% con il 19,6% di U23 e il 7,4 % di U21. Lega di B, che ricordo essere definita dal suo Presidente Balata: "campionato giovanile di livello".
C’è qualche divieto che impedisce ai nostri di diventare le nuove stelle della Premier, della Liga, del Bayern Monaco o del Dortmund? Alla sosta per il Mondiale gli italiani (non oriundi o cresciuti all’estero) che avevano giocato almeno 120’, da emigrati, nelle big-five, erano 5, i francesi 101, gli spagnoli 38.
Se in un mercato globalizzato, stai immettendo un prodotto che nessuno vuole sei destinato a fallire.
Un altro appunto veloce. Sempre il CT ha dichiarato: “Che cosa andrebbe fatto per rialzare il calcio italiano? È difficile dirlo in poco tempo, noi stiamo andando a cercare ovunque giocatori anche giovani e sconosciuti, nella speranza che il talento possa poi essere utile”.
Questa dichiarazione è altrettanto grave.
1) “è difficile dirlo in poco tempo” evidenzia la totale assenza di una profonda e veritiera analisi del sistema che, inevitabilmente, porta a non saper che pesci prendere.
2) Questa è l’ennesima dichiarazione, abbiamo perso il conto, in cui i vertici federali parlano del “talento”, i giovani presunti campioni, come se fossero dei funghi o oggetti smarriti. Una narrazione FIGC, quella dello "stiamo cercando il talento" che tratta scout, tecnici, dirigenti e interi staff di club italiani (ma anche europei, perché non li vengono a comprare) come dei ciechi ottusi che hanno in casa i Bellingham e non se ne accorgono.
Ma ci rendiamo conto della gravità di queste parole? Una narrazione figlia di una cultura della giustificazione e dell’immobilismo dove l’importante è non alzare il tappeto ma, come diciamo a Roma, suonarsela e cantarsela da soli. Una melodia che nasce anche dai risultati delle nazionali giovanili, che però vengono raggiunti con gli escamotage.
Forse iniziare a non raccontarsi più una realtà fittizia fatta di tanti talenti rampanti e allenatori e dirigenti cattivoni che remano contro, potrebbe essere un buon inizio. Perché no, non abbiamo fuoriclasse in rampa di lancio e prima ce ne accorgiamo prima possiamo iniziare a parlare dei veri problemi e ripensare integralmente il sistema giovanile.